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Dalla ricerca al licenziamento: tutto sulla gestione di una badante

Ti trovi per la prima volta ad avere bisogno dei servizi di una badante per un familiare vicino, ma le variabili da tenere in considerazione (dalla procedura di selezione alla scelta del contratto da sottoporre alla badante) ti sembrano troppe e non riesci ad orientarti.

Sommario:

 

Niente panico: in questo articolo troverai tutte le informazioni necessarie a gestire una badante, dalla ricerca della professionista dell’assistenza anziani più adatta alle tue esigenze fino a consigli pratici per districarsi nelle fasi critiche del rapporto lavorativo, come i casi di licenziamento o vertenza sindacale. 

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Ricerca e selezione badante: da dove iniziare

Prima di iniziare ad attivarsi nella ricerca di una badante, la prima fase (per nulla scontata) del percorso che porterà una famiglia ad assumere una badante per il proprio anziano è quella di essere consapevoli delle reali esigenze dell’anziano. 

Nella nostra esperienza ultra decennale abbiamo capito che spesso per le famiglia non è facile né automatico, infatti, capire che il reale livello di autosufficienza del proprio familiare e che quest’ultimo potrebbe aver bisogno di una badante per ricevere il sostegno necessario durante le proprie giornate altrimenti trascorse da solo e senza la necessaria sicurezza.

Tra i principali momenti o segnali che spesso determinano l’inizio della ricerca di una badante troviamo:

  • quando l’anziano viene dimesso da un ricovero in ospedale,
  • quando qualcuno (ad esempio il medico) si raccomanda di non lasciare solo l’anziano,
  • quando la non autosufficienza della persona anziana è ormai conclamata.


Si tratta di momenti che spesso contribuiscono tuttavia a rendere evidenti delle condizioni che in realtà erano presenti già in precedenza.

Nel caso del ricovero, ad esempio, spesso si pensa che una persona sia diventata non autosufficiente a seguito del periodo trascorso in ospedale, ma invece è il ricovero che è stato causato dall’insorgere di una non autosufficienza già presente.

Come allora capire che è arrivato il momento di assumere una badante? Sono 7 campanelli di allarme che ti lancia il tuo anziano.

Si tratta di:

  1. cattiva gestione dell’alimentazione: non si alimenta a sufficienza o mangia sempre le stesse cose, nel frigorifero ci sono cibi scaduti, ecc.,
  2. difficoltà a deambulare: smette di uscire di casa e socializzare, con il rischio di un rapido decadimento cognitivo, o rischia di cadere con possibili fratture anche gravi, 
  3. scarsa pulizia della casa: non riesce più a gestire la casa in autonomia, o rischia di farsi male nel compiere le normali operazioni di riordino,
  4. difficoltà a gestire salute e farmaci in autonomia: con il pericolo di dimenticare l’assunzione di farmaci, che può portare a un rapido decadimento fisico e mentale, 
  5. mancanza di autonomia nella cura del corpo: si nota che ha sempre gli stessi vestiti, che in casa c’è odore di urine, ecc.,
  6. problemi nella gestione del denaro: strani ammanchi sul conto corrente, rischio truffe telefoniche o in casa, ecc., 
  7. difficoltà a gestire correttamente l’abbigliamento: dalla difficoltà a cambiarsi i vestiti, a quella di non vestirsi adeguatamente per la stagione, che può essere sintomo di demenza.


Queste sette situazioni concrete potrebbero rappresentare dei veri e propri segnali che è arrivato il momento di assumere una badante anche se nella vita del tuo familiare anziano non si è ancora verificato nessun evento particolare che ti faccia rendere conto in maniera evidente di questa necessità (e che, a questo punto, è possibile evitare prevenendo questo tipo di situazioni). 

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo per Capire che è il momento di assumere una badante

Elaborare un progetto di assistenza

Una delle principali difficoltà per la famiglia, visto il delicato stato emotivo in cui ci si può trovare quando si arriva ad aver bisogno della badante, è quello di iniziare facendo i passi giusti.

Proprio per questo, il nostro consiglio è di partire facendo chiarezza e, solo dopo aver ripreso uno stato emotivo tranquillo ed efficace ed aver creato il proprio progetto di assistenza, grazie al quale diventa chiaro cosa cercare, arriva il momento di capire dove cercare.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Come cercare la badante giusta per la tua famiglia.

Dove cercare la badante giusta

Una volta comprese le necessità della persona anziana che la badante dovrà accudire, inizia la ricerca. Ma qual è il luogo più opportuno in cui cercare una badante?

Quello dell’assistenza domiciliare agli anziani è un ambito che ha bisogno di molta fiducia, ed è per questo che il 70% delle famiglie italiane tende ad affidarsi al passaparola. Il ragionamento è chiaro: se i miei conoscenti (familiari, amici, medico di base, farmacista, ecc.), di cui ho una buona reputazione, mi segnalano positivamente la badante che loro stessi hanno assunto, o che conoscono e sanno come lavora, è normale che questa andrà bene anche per le esigenze della mia famiglia.

Tuttavia, le statistiche dicono che la maggior parte delle famiglie che si è affidata a questa modalità di ricerca della badante, dopo pochi mesi si dichiara pentita della scelta. Perché?

I motivi sono principalmente 5:

  • standard diversi a seconda delle famiglie,
  • esigenze diverse tra diversi anziani,
  • rapporto di lavoro gestito in modo poco chiaro,
  • scarsa conoscenza delle regole dei contratti,
  • abilità della badante date per scontato e quindi inserimento in casa mal gestito.


Analogamente, la stessa cosa può succedere con altri tipi di passaparola, come quello che avviene
tramite la parrocchia o associazioni benefiche che di frequente segnalano badanti in cerca di lavoro.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Dove cercare la badante giusta.

Le agenzie per badanti

Veniamo infine alle innumerevoli e variegate agenzie per badanti: da quelle piccole, presenti in un solo posto con vetrina su strada, ai grandi marchi con decine di sedi su tutto il territorio nazionale, alle agenzie online.

Di chi ci si può fidare? Quali sono le migliori agenzie badanti? Ed in che modo queste rappresentano una tutela in più, sia per la famiglia che per la badante assunta?

Il requisito base per ritenere affidabile un’agenzia badanti è l’autorizzazione da parte del Ministero.

È importante infatti partire dal presupposto che quello di badante è un lavoro subordinato per definizione, e in quanto tale per essere assunta correttamente la badante deve essere sottoposta al Contratto Collettivo Nazionale Colf e Badanti.

Chi può applicare questo contratto? In Italia sono solo due i soggetti che possono farlo: 

  • la famiglia, 
  • le Agenzie per il Lavoro Autorizzate dal Ministero.


Un aspetto fondamentale, dunque, da tenere in considerazione quando si decide di rivolgersi ad un’agenzia badanti è che quest’ultima sia autorizzata dal Ministero. 

Come fare a capirlo? Tutte le Agenzie per il lavoro sono obbligate a indicare sul proprio sito il numero di autorizzazione, ma in alternativa è possibile controllare sul sito di ANPAL, l’ente ministeriale preposto dove sono registrate tutte le Agenzie autorizzate.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sulle Migliori agenzie per badanti.

Ma quali sono i vantaggi di rivolgersi ad un’agenzia badanti? Per la famiglia, il valore aggiunto principale dato da un’agenzia è quello di non dover gestire direttamente il rapporto di lavoro con la badante.

Non essendo infatti la famiglia abituata a gestire il ruolo che essere un datore di lavoro comporta, l’agenzia badanti sopperisce a questa problematica:

  • rimane nel ruolo di datore di lavoro della badante, non gravando sulla famiglia sotto questo punto di vista,
  • di conseguenza, gestisce la parte amministrativa del rapporto di lavoro con la badante (come busta paga, contributi, rapporto con gli istituti come l’Inps, ferie, malattie, ecc.),
  • garantisce la qualità del lavoro che viene svolto, in quanto è soggetta a un controllo del Ministero del Lavoro.

👉 Per approfondire tutti i vantaggi della somministrazione di lavoro attraverso le agenzie badanti, ti consigliamo il nostro articolo su Come l’agenzia badanti tutela al 100% la famiglia e la badante.

Come selezionare la badante

Abbiamo affrontato il tema della ricerca della badante, elencando i punti fermi e le caratteristiche essenziali che devono essere presenti quando si ha bisogno di una tale figura per una situazione delicata come quella di un’anziano non più totalmente autosufficiente.

Consapevoli che affidarsi totalmente al passaparola è molto rischioso, e che le agenzie autorizzate dal Ministero sono una risorsa da non sottovalutare quando bisogna assumere una badante, come funziona la fase di selezione?

Come per qualsiasi altra professione, è fondamentale il momento del colloquio di lavoro con la badante. Per affrontarlo al meglio, abbiamo stilato una lista di 7 cose da fare sempre prima di un colloquio di lavoro con una badante:

  • prepararsi a tenere i colloqui, ad esempio con una lista di domande da sottoporre a tutte le candidate ed informandosi il più possibile su mansioni e regole contrattuali che normano questo lavoro,
  • chiedere subito i documenti in sede di colloquio, per verificare che l’aspirante badante sia in regola,
  • chiedere subito se la badante vuole lavorare con regolare contratto;
  • verificare le referenze degli impieghi precedenti (almeno una o due),
  • chiedere la durata del rapporto di lavoro più lungo che la candidata ha avuto, per verificarne affidabilità e stabilità,
  • chiedere i motivi della fine dei suoi ultimi due o tre rapporti di lavoro,
  • chiedere se ha già avuto esperienza con assistiti con le stesse patologie o esigenze del tuo anziano per la quale stai assumendo.

👉 Se vuoi approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Come selezionare la badante giusta per la tua famiglia.

Un aiuto economico da non sottovalutare: agevolazioni e contributi per chi assume badanti

Fino ad ora ci siamo concentrati su aspetti importantissimi da tenere in considerazione nella fase di ricerca e selezione di una badante che, tuttavia, non riguardavano il tema economico.

Per una famiglia, si sa, l’assunzione di una badante rappresenta un costo non indifferente. A questo proposito, nel momento in cui emerge questa nuova necessità è importante tenere a mente che esistono almeno due forme di sostegno per chi assume una badante:

  • i contributi regionali per l’assistenza anziani,
  • detrazioni e deduzioni fiscali nella dichiarazione dei redditi.

Nel primo caso, ci riferiamo al Fondo Nazionale per la non autosufficienza (FNA), istituito dal Governo italiano nel 2006 che, ogni anno, distribuisce risorse con specifici criteri alle singole Regioni, che a loro volta stabiliscono tempi e modi per la distribuzione di questi fondi alle persone con disabilità, che siano bambini, adulti o anziani.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sui Contributi regionali per assistenza anziani.

Nel caso delle detrazioni e deduzioni fiscali nella dichiarazione dei redditi, invece, si tratta di interventi inseriti all’interno del TIUR. 

Questo infatti stabilisce che chi assume direttamente il personale domestico o si avvale di una Agenzia per il Lavoro autorizzata dal Ministero ha diritto a due misure di sgravi fiscali in fase dichiarazione dei redditi (730):

  • la detrazione per gli addetti all’assistenza a persone non autosufficienti,
  • la deduzione dei contributi.

Nel primo caso, le spese sostenute per gli addetti all’assistenza personale nei casi di “non autosufficienza” del disabile nel compimento degli atti della vita quotidiana sono detraibili dall’Irpef nella misura del 19% della quota massimo di € 2.100 all’anno, per redditi non superiori ai € 40.000.

La seconda misura riguarda invece i contributi versati alla badante: la deduzione abbassa l’imponibile IRPEF del datore di lavoro della badante fino all’importo massimo di 1.549,37 euro.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sulle detrazioni e deduzioni per colf e badanti.

Gestire una badante: il momento dell’assunzione

Abbiamo affrontato nel dettaglio la fase preliminare al rapporto di lavoro con la badante, fatta di ricerca, selezione e soprattutto della necessità di informarsi su tutto ciò che riguarda il mondo delle badanti, dalle agenzie ai contributi fiscali. 

È ora invece di affrontare una delle fasi più importanti del rapporto lavorativo: il momento di assumere una badante

Prima di parlare di contratto nazionale e delle diverse variabili esistenti in materia di retribuzione, impegno orario, ferie, malattia e licenziamento, vogliamo soffermarci su una fase ancora preliminare all’assunzione a tutti gli effetti della badante, quella cioè del periodo di prova

Come tutti i lavoratori dipendenti, infatti, anche per la badante è previsto dal contratto un periodo di prova minimo, che nella maggior parte dei casi è di 8 giorni di lavoro effettivo, che sale a 30 giorni in caso di badante convivente, superati i quali il lavoratore si ritiene confermato a tempo indeterminato.

Il periodo di prova deve essere pertanto sempre inserito nella lettera di assunzione del lavoratore, firmata da entrambe le parti, e durante il periodo di prova sia il lavoratore, sia il datore di lavoro possono interrompere il contratto senza bisogno di preavviso, pagando al lavoratore solo le ore effettivamente svolte fino a quel momento.

👉 Se vuoi saperne di più, ti consigliamo il nostro articolo su Come gestire il periodo di prova della badante.

Assumere una badante: il contratto

Veniamo ora agli obblighi che, in primo luogo, riguardano il contratto a cui sono sottoposte le badanti assunte regolarmente.

Il Contratto Collettivo Nazionale per Colf e Badanti è un accordo stipulato tra le associazioni datoriali e i sindacati dei lavoratori che regola le condizioni di lavoro, i diritti e i doveri dei lavoratori domestici, come appunto colf e badanti. Questo contratto definisce vari aspetti del lavoro domestico, tra cui orari di lavoro, ferie, retribuzioni minime, tredicesima mensilità, permessi retribuiti e altro.

È importante consultare sempre l’ultima versione del Contratto Collettivo Nazionale per Colf e Badanti per essere a conoscenza di tutti i diritti e doveri che regolano la professione.

Il contratto, infatti, stabilisce le retribuzioni minime che i datori di lavoro devono garantire ai lavoratori domestici, tenendo conto del livello di esperienza e delle mansioni svolte.

Vengono definiti inoltre gli orari di lavoro standard e straordinario, così come le modalità di calcolo delle ore lavorative e dei riposi settimanali.

Contratto Nazionale Colf e Badanti: i livelli

Partiamo dalla base: nel CCNL, come in tutti i contratti di lavoro di tutti i settori, sono previsti diversi livelli, a cui corrispondono diverse mansioni, responsabilità e di conseguenza stipendi.

I livelli contrattuali del CCNL Colf e Badanti sono descritti all’Art. 9 e sono quattro: A, B, C, D. A ciascuno di questi livelli corrisponde anche un livello “Superiore”, che riguarda proprio l’assistenza alla persona. Avremo quindi i livelli AS, BS, CS e DS.

La prima attenzione da porre, dunque, è che il livello con cui si inquadra una badante al momento dell’assunzione sia di tipo “Super”, proprio perché sarà quello in linea con i lavori di cura degli anziani.

Livello Mansioni
Livello A Super (AS) Addetto alla compagnia. Svolge esclusivamente mansioni di mera compagnia a persone adulte autosufficienti, senza effettuare alcuna altra prestazione di lavoro.
Livello B Super (BS) Assistente familiare che assiste persone autosufficienti, ivi comprese, se richieste, le attività connesse alle esigenze del vitto e della pulizia della casa ove vivono gli assistiti.
Livello C Super (CS) Assistente familiare che assiste persone non autosufficienti (non formato), ivi comprese, se richieste, le attività connesse alle esigenze del vitto e della pulizia della casa ove vivono gli assistiti.
Livello D Super (DS) Assistente familiare che assiste persone non autosufficienti (formato), ivi comprese, se richieste, le attività connesse alle esigenze del vitto e della pulizia della casa ove vivono gli assistiti.

Come si vede dalla tabella con l’aumentare del livello aumentano la complessità delle mansioni, la gravità della persona da assistere, che passa dall’essere autosufficiente a NON autosufficiente, così come il grado di autonomia.

👉 Se vuoi approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sul Giusto livello contrattuale della badante.

Il contratto di una badante: orario di lavoro e straordinari

Come detto, il Contratto Collettivo Nazionale Colf e Badanti stabilisce anche quali sono gli orari di lavoro consentiti per una badante. 

All’articolo 14 del Contratto Collettivo Nazionale Colf e Badanti, che regola appunto l’orario di lavoro.

Per la badante convivente “La durata normale dell’orario di lavoro è quella concordata fra le parti e comunque […] con un massimo di 10 ore giornaliere, non consecutive, per un totale di 54 ore settimanali, per i lavoratori conviventi”; 

Quindi la badante convivente può lavorare massimo 54 ore la settimana, massimo 10 ore al giorno, con una pausa indicativamente a metà giornata. Normalmente quindi la badante lavora dal lunedì al venerdì per 10 ore e il sabato mattina 4 ore.

Ha quindi un riposo settimanale di 36 ore, che normalmente coincide con il weekend, due ore di riposo giornaliero nel pomeriggio e 11 ore di riposo consecutivo, che coincide con la notte.

Per la badante non convivente l’orario di lavoro può essere di massimo 40 ore la settimana, distribuite su 5 o 6 giorni su 7, quindi con almeno un giorno di riposo completo la settimana, inoltre il suo orario di lavoro non può superare le 8 ore al giorno

👉 Se vuoi approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sul numero di Ore lavorate dalla badante convivente giorno e notte.

Nonostante le regole imposte dal Contratto nazionale, capita in numerosi contesti di badanti che arrivano a lavorare 7 giorni su 7 senza giorni di riposo.

Da questo punto di vista, sono innumerevoli i rischi che si corrono svolgendo questa pratica, sia da un punto di vista contrattuale che della qualità del servizio prestato.

👉 Se vuoi conoscere tutti i rischi e gli svantaggi di far lavorare la badante 7 giorni su 7, ti consigliamo il nostro articolo in merito.

Le ferie della badante: come gestirle al meglio

Il Contratto Collettivo Colf e Badanti regola anche le ferie annue retribuite e i permessi a cui i lavoratori domestici hanno diritto. Ma cosa stabilisce nello specifico?

Le ferie sono normate all’articolo 18 del CCNL: il lavoratore domestico ha diritto a 26 giorni di ferie retribuite all’anno, escluse le domeniche e le festività infrasettimanali. 

I giorni di ferie non cambiano, sia che il lavoratore sia in formula convivente, sia che lavori ad ore. Le ferie vanno godute, e possono essere compensate economicamente solo al termine del rapporto nel caso in cui non siano state godute nel corso dell’ultimo anno.

Le ferie non possono essere godute inoltre durante il periodo di preavviso per dimissioni o licenziamento, né durante la malattia o infortunio.

👉 Se vuoi approfondire, ti consigliamo il nostro articolo Guida alle ferie della badante: calcolo, diritti, sostituzione.

Come calcolare i giorni di ferie maturati dalla badante

I 26 giorni di ferie che spettano ad una badante ogni anno vengono maturati mensilmente, come succede nel caso di qualsiasi altro lavoratore dipendente.

Il conteggio parte dal giorno dell’assunzione e, per ogni mese lavorato dalla badante (ma vale anche per babysitter e colf, a cui si applica lo stesso contratto) vengono maturati 2,16 giorni.

In caso di colf o badante convivente, oltre al costo del lavoro durante le ferie va prevista anche la compensazione per il mancato vitto e alloggio di quel mese.

Questa è calcolata come € 6,52al giorno (€ 1,96 per l’alloggio e € 4,56 per il vitto). Il valore complessivo mensile di questa compensazione, che va aggiunta al normale stipendio e annessi oneri, è di € 195,60.

Cosa fare quando la badante va in ferie?

La badante ha dunque diritto ai giorni di ferie stabiliti dal Contratto Nazionale. Ma come fare a gestire questo periodo al meglio?

Come sempre, l’importante è la programmazione: far comunicare dalla badante il periodo in cui vorrà sfruttare le ferie in anticipo e, in seguito, pianificare per tempo le sostituzioni è l’unico modo per riuscire ad affrontare con serenità il periodo di ferie della badante.

Per sostituire la badante, le famiglie ricorrono in genere a 4 modalità diverse:

  • ricorso ad una sostituta, l’opzione più simile allo status quo ma anche la più costosa: durante i giorni di ferie della badante, la famiglia avrà un doppio costo,
  • organizzarsi in famiglia, scelta più economica ma più impegnativa,
  • ricovero di sollievo in struttura,
  • una via di mezzo tra le prime due opzioni, ricorrendo ad una badante a ore. 

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Cosa fare se la badante va in ferie?

Gestire le ferie della badante durante le feste

Il lavoro svolto dalla badante, soprattutto nel caso di convivente, copre un servizio di cui le famiglie possono avere necessità in qualsiasi momento dell’anno. 

Se, dunque, le ferie della badante vanno gestite concordando il periodo di assenza della stessa con anticipo e per iscritto, come comportarsi durante le festività nazionali?

All’articolo 16 del CCNL viene spiegato quali sono le giornate festive riconosciute per tutte le categorie di lavoratori dipendenti, quindi anche per le badanti. Si tratta di:

  • Capodanno (1° gennaio)
  • Epifania (6 gennaio)
  • Lunedì di Pasqua (che varia ogni anno)
  • Festa della Liberazione (25 aprile)
  • Festa dei Lavoratori (1° maggio)
  • Festa della Repubblica (2 giugno)
  • Ognissanti (1° novembre)
  • Festa dell’Immacolata Concezione (8 dicembre)
  • Natale e Santo Stefano (25 e 26 dicembre)
  • Il giorno del Santo Patrono (diverso per ogni città)

In queste giornate deve essere osservato il completo riposo, per 24 ore, e contemporaneamente il datore di lavoro dovrà riconoscere la normale retribuzione.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Come si gestiscono le festività delle badanti.

E se la badante non vuole andare in ferie?

Non è raro che la badante si rifiuti di andare in ferie per il periodo stabilito. Tra le diverse ragioni di questa scelta, spesso le più frequenti sono la paura di perdere il posto di lavoro, magari in funzione della sostituta, oppure problemi personali o familiari che le impediscono di allontanarsi, rendendo poco utili le ferie.

Tuttavia se la badante rifiuta di andare in ferie senza una valida giustificazione, potrebbe essere necessario prendere dei provvedimenti.

In questi casi, il consiglio è sempre quello di avere un dialogo aperto e costruttivo con la badante (che può essere utile in qualsiasi circostanza) e di seguire questi passaggi:

  1. verificare il motivo per cui la badante non vuole andare in ferie;
  2. individuare gli spazi di compromesso che si possono percorrere, in modo da far coincidere le ferie della badante con il momento più adatto per la famiglia;
  3. tenere aperta la possibilità di modificare i propri piani per andare incontro alla badante (se necessario);
  4. spiegare alla badante l’importanza di riposare per continuare a garantire la qualità nell’assistenza;
  5. cercare di rassicurare la badante sul fatto che non verrà sostituita, a patto che lei mantenga l’impegno di rientrare. 

👉 Per approfondire ciascuno di questi consigli, ti consigliamo il nostro articolo su Cosa fare se la badante non vuole andare in ferie.

I riposi della badante (convivente e non)

Il riposo della badante, ai fini di garantire sempre una qualità del servizio ottimale, non è importante solamente nel caso delle ferie previste dalla legge.

In base al tipo di lavoro (se convivente, diurno o notturno), contrattualmente sono specificate diverse tipologie di riposo della badante: i principali sono il riposo settimanale e il riposo giornaliero.

Il riposo settimanale

Il riposo settimanale è regolato dall’articolo 13 del CCNL Colf e Badanti, che distingue sostanzialmente il lavoro convivente da quello non convivente.

Nello specifico, la badante convivente ha diritto a 36 ore di riposo settimanale, godute per 24 ore la domenica e le altre 12 ore in un altro giorno della settimana concordato tra le parti. Durante questa giornata, l’orario di lavoro non deve essere superiore alla metà dell’orario medio giornaliero, e in generale non più di 4 ore. 

La prassi è che il giorno di riposo sia goduto dalle 12 del sabato, fino alla domenica sera o lunedì mattina, a seconda degli accordi tra le parti. In ogni caso il riposo è da considerarsi fino alle 24:00 della domenica.

Per le badanti non conviventi, invece, il riposo settimanale è di 24 ore e secondo il CCNL va goduto sempre di domenica.

Il riposo della domenica infatti è irrinunciabile: qualora per necessità la domenica venisse comunque lavorata, la famiglia deve riconoscere alla badante una maggiorazione del 60%, e garantire il riposo il giorno seguente.

Il riposo giornaliero

Anche durante le normali giornate lavorative nei giorni feriali, la badante ha diritto a dei riposi a seconda del regime del suo intervento, cioè se convivente o non convivente.

Per la badante convivente, il CCNL (art. 14 comma 4) stabilisce un riposo di almeno 11 ore consecutive nell’arco della stessa giornata, a seconda che il suo lavoro sia collocato di giorno (dalle 06:00 alle 22:00) o di notte (dalle 22:00 alle 06:00).

Inoltre, questo tipo di badante ha diritto a un riposo intermedio all’orario di lavoro, abitualmente collocato nel pomeriggio, non inferiore alle 2 ore. Durante tale riposo il lavoratore può uscire di casa per recuperare le energie psicofisiche necessarie.

Nel caso della badante non convivente, invece, se le ore lavorate sono più di 6 continuativamente durante una stessa giornata a questa spetta una pausa corrispondente al tempo necessario a consumare il pasto, da considerare come riposo.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Come gestire correttamente i riposi della badante (convivente e non).

Cosa fare quando la badante è in malattia o si infortuna

La malattia della badante è regolata dall’articolo 27 del CCNL Colf e Badanti, mentre l’Infortunio viene gestito all’articolo 29. Ma quali sono gli obblighi del lavoratore e quali quelli del datore di lavoro in questo tipo di situazioni?

Gestire la malattia della badante

In caso di malattia, il lavoratore è soggetto a due obblighi principali:

  • avvertire tempestivamente il datore di lavoro entro l’orario contrattualmente previsto per l’inizio della prestazione lavorativa,
  • far pervenire al datore di lavoro, entro due giorni dal rilascio, il certificato del medico di base, redatto entro il giorno successivo all’inizio della malattia. 

Nel caso della badante convivente, tuttavia, il certificato medico non va inviato a meno che la badante non si trovi in ferie o comunque fuori dall’abitazione del datore di lavoro nel momento in cui si presenta la malattia.

Gestire l’infortunio della badante

Per infortunio, o malattia professionale, della badante o colf si intende il momento in cui un collaboratore domestico subisce un incidente durante l’orario di lavoro o nel tragitto casa/lavoro-lavoro/casa. Vediamo quali sono gli obblighi di lavoratore e datore di lavoro in questo caso.

Obblighi del lavoratore

In caso di infortunio, il lavoratore deve farsi certificare l’infortunio al pronto soccorso il prima possibile, specificando il momento e il luogo durante il quale è avvenuto l’incidente e le modalità con cui è avvenuto.

In tal modo, il medico del pronto soccorso può capire se si tratta di infortunio (presso luogo di lavoro o nel tragitto da e per il lavoro) oppure di malattia (incidente avvenuto in altre occasioni) e nel caso aprire una pratica Inail. Il certificato rilasciato dal pronto soccorso avrà così l’indicazione “Inail sì”.

Inoltre il lavoratore ha l’obbligo di dare immediata notizia dell’infortunio al datore di lavoro.

Non ottemperando a tale obbligo e nel caso il datore non abbia provveduto alla denuncia nei termini di legge (48 ore), l’infortunato perde il diritto all’indennità temporanea che l’Inail paga per i giorni antecedenti alla data della denuncia.

Obblighi del datore di lavoro

Il datore di lavoro, invece, ha l’obbligo di fare denuncia di infortunio all’Inail utilizzando il modulo cartaceo “4 bis RA.” e spedirlo mediante raccomandata A/R o posta elettronica certificata (PEC), allegando il certificato di infortunio.

Il modulo è scaricabile gratuitamente a questo link.

Si consiglia, se non si ha il certificato di infortunio, di inviare comunque la denuncia e poi di inviare successivamente il certificato. La sede Inail competente a trattare il caso di infortunio è quella nel cui territorio l’infortunato ha stabilito il proprio domicilio.

Il datore di lavoro inoltre è obbligato, se l’infortunio non è guaribile entro 3 giorni, ad inoltrare la denuncia di infortunio all’Inail entro due giorni dalla ricezione del certificato medico del pronto soccorso. Se l’infortunio è guaribile entro i 3 giorni successivi a quello in cui è avvenuto l’incidente, invece, il datore non deve fare alcuna denuncia.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Come gestire correttamente malattia o infortunio della tua badante.

La fine del rapporto di lavoro: il licenziamento della badante

Il processo di licenziamento di una badante è un procedimento delicato che deve essere gestito con attenzione e nel rispetto delle normative vigenti.

Fortunatamente, il licenziamento della badante da parte della famiglia ha una procedura molto semplificata, che rende il licenziamento semplice e sicuro.

Per licenziare il collaboratore domestico infatti non è necessaria una giusta causa, se non per il licenziamento disciplinare. A stabilirlo è l’articolo 40 del CCNL Colf e Badanti, che definisce i termini per la cessazione del rapporto con la badante.

Oltre alla morte o al ricovero della persona assistita, la badante può essere licenziata quando viene meno il rapporto di fiducia con la famiglia. 

Nello specifico, esistono 3 modi per licenziare la badante:

  • con preavviso,
  • senza preavviso,
  • per motivi disciplinari. 

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sul Licenziamento della badante.

Licenziare la badante con preavviso

Quando è la famiglia a licenziare la badante, il tempo di preavviso, rispetto a quello delle dimissioni per il lavoro, è pieno. Pertanto, se il lavoratore svolge meno di 25 ore la settimana il preavviso dovrà corrispondere a:

  • 15 giorni di calendario, se la badante ha fino a 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro,
  • 30 giorni di calendario, se la badante ha oltre 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro. 

Se la badante svolge 25 ore di lavoro alla settimana o più, invece, sono necessari i seguenti giorni di preavviso:

  • 15 giorni di calendario, se la badante ha fino a 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro,
  • 30 giorni di calendario, se la badante ha oltre 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro. 

In più, è opportuno ricordare che i termini di preavviso vengono raddoppiati nel caso in cui il datore di lavoro intimi il licenziamento prima del 31esimo giorno successivo al termine del congedo per maternità della collaboratrice.

Licenziare la badante senza preavviso

Soprattutto in caso di decesso o ricovero dell’assistito, la famiglia ha la possibilità di licenziare il lavoratore senza preavviso.

In tal caso, la famiglia dovrà riconoscere alla badante un’indennità pari alla retribuzione corrispondente per il periodo di preavviso non concesso.

Ciò significa che se il datore di lavoro è tenuto a dare, ad esempio, 15 giorni di preavviso, le ore di lavoro previste per quel periodo verranno inserite nell’ultima busta paga, come indennità.

Il licenziamento della badante per motivi disciplinari

All’obbligo di preavviso previsto per il licenziamento della badante (o all’obbligo di pagamento dell’indennità in caso di licenziamento senza preavviso) si aggiunge tuttavia un terzo caso, eccezionale, che riguarda il licenziamento per motivi disciplinari (o giusta causa).

Se la badante viene licenziata per giusta causa senza preavviso, infatti, il datore di lavoro non dovrà pagare nulla per il mancato periodo di preavviso.

Il caso più comune è quello legato all’assenza ingiustificata dal lavoro, ma si può arrivare a casi più gravi come furto, minacce o violenza, per cui comunque serve un riscontro oggettivo (referto medico, denuncia alle forze dell’ordine, ecc.).

Per poter accedere a questa modalità di licenziamento è necessario ottemperare ad alcuni obblighi contrattuali ben precisi per evitare contestazioni e multe:

  • consegnare una lettera raccomandata a mano o inviata all’indirizzo di residenza italiano con la contestazione e il provvedimento disciplinare,
  • operare il licenziamento dopo 5 giorni dal ritiro della raccomandata se non ha ricevuto risposta di giustificazione dell’assenza oppure, nel caso in cui la collaboratrice non ritirasse la raccomandata, dopo 5 giorni dall’arrivo al datore della ricevuta del mancato ritiro. 

In questo modo, il licenziamento disciplinare per colf e badanti si considera un licenziamento per giusta causa e non prevede alcun pagamento dell’indennità di mancato preavviso.

Lettera di licenziamento: cosa fare se la badante rifiuta di firmare

Al momento del licenziamento, il datore di lavoro deve redigere la lettera di licenziamento, in cui sono specificati i motivi per cui si sta interrompendo il rapporto di lavoro con la badante.

Ma se la badante rifiuta di firmarla?

Un’indicazione su come comportarsi in questi casi arriva da una sentenza della Corte di Cassazione, che nel 2015 si è pronunciata affermando che, anche in caso di rifiuto da parte del lavoratore di ricevere e firmare la lettera di licenziamento, il licenziamento si considera comunque valido purché possa essere dimostrato dal datore di lavoro, anche tramite la presenza di testimoni.

Fondamentale è dunque la dimostrabilità: da questo punto di vista, diventa preferibile la consegna della lettera di licenziamento per la badante a mano ed in presenza di testimoni o, in alternativa, l’invio della stessa tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Cosa fare se la badante non vuole firmare la lettera di licenziamento.

Come gestire le dimissioni volontarie della badante

L’ultimo caso di interruzione del rapporto di lavoro con la badante riguarda la presentazione delle dimissioni da parte della badante stessa.

Si tratta di uno dei casi più delicati da gestire per la famiglia, che potrebbe ancora aver bisogno della badante ma si ritrova a doverla sostituire senza aver preso direttamente questa decisione. 

Fortunatamente, l’articolo 40 del CCNL Colf e Badanti stabilisce i termini che regolano la cessazione del rapporto di lavoro per iniziativa della badante cercando di tutelare in parte anche la famiglia.

Nello specifico, quando è la badante a dimettersi il tempo di preavviso è dimezzato.

Pertanto, se il lavoratore svolge meno di 25 ore la settimana sono necessari i seguenti giorni di preavviso:

  • 8 giorni di calendario, se la badante ha fino a 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro,
  • 15 giorni di calendario, se la badante ha oltre 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro. 

Se il lavoratore svolge più di 25 ore alla settimana, invece, il preavviso cambia nel modo seguente: 

  • 8 giorni di calendario, se la badante ha fino a 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro,
  • 15 giorni di calendario, se la badante ha oltre 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro. 

Anche se per il contratto Colf e badanti la forma scritta, sia per le dimissioni che per il licenziamento, non è necessaria, si consiglia comunque di richiederla o di utilizzarla a beneficio sia della badante che della famiglia datore di lavoro.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sulle Dimissioni volontarie della badante.

Come difendersi dalle vertenze sindacali della badante

Può capitare, infine, che la famiglia si trovi a dover affrontare il caso di una vertenza sindacale da parte della badante

Nel rapporto lavorativo con la badante, infatti, la famiglia è il datore di lavoro autonomo: un ruolo nel quale si trova spesso a causa di una necessità incombente ma con pochissime informazioni.

Questo apre il fianco a commettere errori anche gravi, che possono portare a ricevere una vertenza sindacale da parte della badante.

Tra le principali cause di vertenza sindacale della badante troviamo:

  • lavoro nero o grigio: quando cioè il rapporto non è regolato interamente o parzialmente da un contratto,
  • mancato pagamento di straordinari, ferie, riposi, TFR, tredicesima, ecc.,
  • errato inquadramento contrattuale rispetto alla mansione prestata,
  • licenziamento senza il riconoscimento del preavviso,
  • ferie non riconosciute,
  • permessi, consentiti per legge, che vengono rifiutati,
  • malattia e infortunio non riconosciuti. 

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sulla Vertenza sindacale della badante.

Come evitare, dunque, la vertenza della badante?

Sono almeno 3 i consigli che è bene seguire durante la gestione del rapporto lavorativo:

  1. essere consapevoli di tutto ciò che riguarda il tuo rapporto lavorativo con la badante, dal versamento dello stipendio alla gestione delle ferie e così via,
  2. informarsi e seguire le regole scritte nel CCNL Colf e Badanti, dove sono definite tutte le regole e procedure da seguire (anche in caso di controversie sul luogo di lavoro o di violazioni contrattuali),
  3. affidarsi a servizi di gestione della badante come Badante Zero Pensieri di Famkare. 

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo sulle Badanti che fanno vertenza sindacale.

Gestione della badante: le domande frequenti

Se sei arrivato fino a qui, hai letto la nostra guida che ti ha fornito dei consigli su come affrontare diverse delle numerose fasi che una famiglia può vivere durante il rapporto di lavoro con una badante.

Abbiamo iniziato parlando della ricerca e della selezione di una badante, per poi affrontare il tema dell’assunzione, del contratto, e degli orari di lavoro.

Abbiamo parlato poi di ferie, ore di riposo, permessi e malattia per poi approfondire temi più delicati come il licenziamento, le dimissioni o la vertenza sindacale della badante.

In conclusione di questo articolo, abbiamo raccolto di seguito una serie di domande frequenti le cui risposte possono essere utili per chi si trova a gestire il rapporto di lavoro con una badante.

Come comportarsi se la badante non fa le pulizie?

Molte volte le famiglie non conoscono al meglio quali sono le mansioni della badante, quali sono le sue priorità e i limiti del suo lavoro.

Tra le mansioni della badante ci sono sicuramente anche le pulizie della casa, con il fine di tenere in ordine i luoghi di vita dell’assistito.

È importante ricordare, tuttavia, che la badante non è la colf e dunque i suoi compiti non riguardano la pulizia di casa o della biancheria dell’intera famiglia.

La badante insomma, non è la professionista per le cosiddette “pulizie di fino”, e la sua priorità resta l’assistenza delle persone a noi care che hanno bisogno di cure.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Cosa fare se la badante non fa le pulizie.

Cosa fare con la badante dopo il ricovero dell’assistito?

Una delle casistiche che portano maggiore incertezza alle famiglie circa il rapporto con la badante riguarda il ricovero dell’assistito.

Cosa fare, infatti, in quei casi? Interrompere il rapporto lavorativo con la badante, oppure mantenerlo in caso di dimissioni dell’anziano che dunque tornerebbe ad averne bisogno?

Un primo consiglio è quello di mantenere costante il dialogo con la badante, informandola sull’evoluzione del ricovero in modo da tranquillizzarla circa la necessità o meno di trovare un nuovo lavoro.

In secondo luogo, non potendo portare questa fase all’infinito, consigliamo di darsi un tempo ragionevole per la raccolta delle informazioni in merito e dunque per decidere come comportarsi con la badante. Il periodo può andare da una a due settimane in base allo stato di salute dell’anziano ed al tipo di rapporto che si ha con la badante. 

Una possibilità è quella di sfruttare il servizio della badante per fornire l’assistenza necessaria all’anziano durante il ricovero direttamente in ospedale (si tratta di una soluzione di compromesso da valutare sempre tramite il dialogo con la lavoratrice).

👉 Per approfondire le altre casistiche di gestione della badante in caso di ricovero, ti consigliamo il nostro articolo su Cosa fare con la badante se l’assistito viene ricoverato.

Cosa fare con la badante dopo la morte dell’assistito?

Caso diverso è, invece, quello della morte dell’assistito: in quel caso, se il defunto era  l’unica persona in casa a necessitare dell’assistenza della badante, di fatto il contratto di lavoro si risolve in automatico.

Se il datore di lavoro è una persona diversa dall’assistito, sarà lui a dover predisporre la lettera di licenziamento e consegnarla alla badante. Se il datore di lavoro e l’assistito coincidono, invece, l’onere ricadrà sugli eredi diretti, che avranno quindi la facoltà di procedere al licenziamento in nome e per conto del datore di lavoro.

A questo tipo di cessazione del rapporto di lavoro con la badante si applicano le regole che riguardano il licenziamento della badante, dunque è previsto il pagamento di un’indennità alla badante in funzione dell’assenza di preavviso circa la fine del contratto.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Cosa fare con la badante se l’assistito muore.

Come reagire se la badante se ne va senza preavviso?

Una delle situazioni più spiacevoli che riguarda il rapporto di lavoro con una badante può verificarsi quando questa se ne va senza preavviso.

Quando una famiglia ricorre alla badante, infatti, è perché in casa è presente una persona che non può più stare da sola tutto il giorno, motivo per cui l’allontanamento da casa senza preavviso della badante diventa un vero e proprio problema, sia di gestione dell’assistito, sia burocratico.

Possono essere diverse le ragioni per cui questo accade: un problema familiare importante del lavoratore; l’aver trovato un posto di lavoro che considera migliore; una situazione di disagio che le impedisce di continuare a lavorare presso quell’assistito.

In questo caso, la legge stabilisce che se la badante non si presenta al lavoro senza avvisare e giustificare la sua assenza, dopo il 5° giorno di assenza ingiustificata, ove non si verifichino cause di forza maggiore, il datore di lavoro può elevare una contestazione scritta al lavoratore e successivamente comunicare, sempre in forma scritta, il licenziamento.

In questo caso, il licenziamento è per giusta causa e il preavviso non solo non è dovuto, ma nemmeno spetta alla badante l’indennità corrispondente.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Cosa fare se la badante se ne va senza preavviso

Come faccio a gestire correttamente il TFR della badante?

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una porzione di retribuzione differita al lavoratore subordinato in Italia.

Il TFR, previsto ovviamente anche dal CCNL Colf e Badanti, nello specifico all’articolo 41, deve essere pagato sempre, a prescindere da come sia cessato il rapporto, in quanto è un diritto del lavoratore ed equivale al totale del compenso annuo diviso 13,5 + l’inflazione.

Va dunque calcolato sommando le retribuzioni percepite dal lavoratore nell’anno (oltre al valore convenzionale del vitto e alloggio se dovuto per lavoratori conviventi) e dividendo per 13,5.

Il valore così individuato dovrà essere a sua volta incrementato sulla base della rivalutazione annuale, cioè del 75% annuo dell’aumento dell’inflazione, per tutti gli anni di lavoro.

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Come gestire correttamente il TFR della badante.

Terminato il rapporto, la badante convivente non vuole spostare la residenza. Come faccio?

Per molte famiglie che hanno necessità della badante convivente, il tema della residenza della badante è sicuramente spinoso.

In alcuni casi, l’idea di questa incombenza diventa persino un deterrente all’assunzione della badante nonostante l’effettiva necessità.

Per mettere ordine ai dubbi che possono sorgere in questo tipo di situazioni, iniziamo con il dire che non sussiste alcun obbligo di legge che imponga al datore di lavoro di dare la residenza alla badante presso il proprio domicilio. 

Insomma, anche se la badante è convivente, può conservare la residenza da altre parti. L’obbligo di concessione della residenza va tuttavia riconosciuto alla badante quando è quest’ultima a farne richiesta e l’abitazione nella quale presta servizio ne costituisce l’effettiva dimora abituale.

Anche in questi casi, comunque, l’unico obbligo da parte del datore di lavoro è la comunicazione dell’ospitalità alla pubblica sicurezza entro 48 ore dall’assunzione per le badanti extracomunitarie, oppure entro 30 giorni quelle comunitarie.

Ci sono inoltre due fattispecie per cui è necessario fornire la residenza alla badante per poter stipulare il contratto:

  • se la badante non ha altra residenza in Italia,
  • se la residenza attuale è presso il datore di lavoro precedente. 

👉 Per approfondire, ti consigliamo il nostro articolo su Cosa fare se la badante non sposta la residenza.

Siamo arrivati alla fine: se dopo questo articolo hai più chiari quali sono i diritti e i doveri del datore di lavoro di una badante e hai deciso di assumerne una per l’assistenza di un parente anziano, Famkare può aiutarti mettendo a tua disposizione un aiuto professionale nella scelta della soluzione giusta per le esigenze della tua famiglia. 

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