Una delle patologie diffuse nella popolazione anziano è il Morbo di Parkinson. Una malattia neurodegenerativa che colpisce circa il 2% della popolazione anziana.
Molte famiglie hanno bisogno di supporto nell’assistenza, pertanto oggi ci chiediamo: esiste la badante per il Parkinson?
Scopriamolo insieme in questo 27° capitolo del Manuale per Famiglie Badante Zero Pensieri.
L’impatto del Morbo di Parkinson su anziano e famiglia
Prima di parlare delle badanti preparate per l’assistenza alle persone affette da Parkinson è importante capire cosa succede all’assistito e all’interno della famiglia.
Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, i cui principali sintomi riguardano rigidità, difficoltà di movimento, disturbi dell’equilibrio e tremori.
Normalmente la malattia insorge intorno ai 60 anni e colpisce circa il 2% della popolazione, percentuale che sale intorno al 5% per gli over 85. Vi sono casi anche molto più precoci intorno tra i 21 e i 40 anni.
Il Parkinson ha un decorso lento, ma presto invalidante per le persone che ne sono colpite, come il tipico tremore, la lentezza nei movimenti e la rigidità.
Con il tempo la persona affetta dal morbo di Parkinson inizia ad avere problemi di equilibrio, cosa che compromette notevolmente la capacità di muoversi in autonomia.
Negli nel corso della malattia spesso il malato soffre anche di disturbi cognitivi, spesso sorgono in fase avanzata, altre volte insorgono all’inizio.
La costante e inesorabile perdita di abilità fisiche e in alcuni casi di abilità intellettuali porta la famiglia della persona malata a dover aumentare sempre di più la sua presenza nell’assistenza, spesso data dal partner o un figlio della persona da assistere. Tuttavia spesso il carico di cura è tale che la famiglia da sola non può farcela.
Quando cercare una badante?
Spesso si arriva a cercare una badante quando la patologia è molto avanzata e la famiglia non è più in grado di affrontare da sola la situazione.
In alcuni casi si arriva a questo momento molto… troppo tardi, quando la situazione diventa insostenibile e difficilmente un anziano accetta l’assistenza di un estraneo dalla famiglia, o addirittura è il familiare che assiste il malato ad aggravarsi a sua volta, per la fatica della cura prolungata per molto tempo.
Ecco perché spesso si suggerisce di inserire una badante il prima possibile, anche per poche ore, più quasi come sollievo al caregiver familiare che cura il proprio caro malato, che per l’anziano in sé.
In questo modo anche la persona affetta da Parkinson si abituerà ad avere una figura in casa estranea che si prende cura di lui.
Quale badante cercare?
Partiamo dal presupposto che, anche contrattualmente, la badante è da considerarsi personale non formato per definizione.
Sicuramente nell’assistenza oraria si possono trovare persone che hanno svolto anche percorsi formativi, come ASA e OSS, che sono più preparate per gestire queste patologie. Si parla in questo caso di assistenti familiari e, se sono ASA o OSS, andrebbero assunte con il livello specifico (vedi la distinzione dei livelli contrattuali). Nel caso della badante convivente invece, in quasi la totalità dei casi, si trova personale che ha imparato il lavoro facendolo.
La badante esperta in Parkinson può esserci, perché magari ha frequentato qualche corso specifico, ma di badanti che realmente partecipano a queste attività sono veramente poche.
In alcuni casi la badante può aver già seguito persone affette da Parkinson, avendo quella esperienza specifica, con quella persona, che magari ha esigenze diverse da altre.
Esiste allora la badante per il Parkinson?
La risposta è sia sì che no.
Come detto in precedenza possono esserci persone formate, che svolgono assistenza oraria e che hanno anche un compenso di un certo livello.
Possono esserci badanti che hanno avuto un’esperienza simile e che accettano di fare assistenza a persone con Parkinson.
Nella maggior parte dei casi tuttavia il ruolo determinante lo ha la famiglia, sia nella fase di inserimento e quindi di istruzione al caso specifico, sia nel percorso che ne seguirà.
Arrivare a questo appuntamento troppo tardi, comporta anche essere ormai esausti e a delegare quasi completamente l’assistenza alla badante. Lasciare sola un’assistente in questi casi e quanto più deleterio si possa fare.
E’ importante investire del tempo per aiutare la badante a capire come relazionarsi nel modo giusto con l’assistito, cioè quello che per lui è più funzionale, e non significa che lo sia per tutti quelli che hanno questa malattia.
Dall’altra parte è importante trovare insieme degli equilibri affinché l’assistenza sia sostenibile:
- se l’anziano va seguito sia di giorno che di notte è importante trovare due diverse figure e non la stessa che faccia tutto, esaurendosi o scappando perché non ce la fa,
- se l’anziano dorme, ma va a letto a mezzanotte e si alza alle 5:00 vale lo stesso discorso,
- se l’anziano va seguito tutto il giorno è impensabile che la casa sia impeccabile,
- se l’anziano fatica ad accettare le indicazioni della badante perché la percepisce come un’estranea, va fatto un lavoro di affiancamento,
- …
Insomma la badante per i malati di Parkinson ce la dobbiamo un po’ costruire noi su misura.
Se la badante non riesce a ingranare?
Ci sono badanti che fanno fatica e non riescono a rimanere a lavorare presso la vostra famiglia, è umano. Del resto loro non sono familiari, ma persone che lavorano. Il limite di sopportazione è decisamente più basso.
Se non va bene si cambia, consapevoli che c’è da lavorare ancora per inserire la prossima e che ci vorrà del tempo che l’anziano malato accetti il cambio.
Non farti spaventare dal fatto che il anziano rifiuta la badante al primo giorno, non viverlo subito come un fallimento e in preda all’emotività cacciarla e decidere di tornare a fare da solo.
Datevi del tempo, una settimana o due, fate delle prove.
Può essere che debba cambiare anche qualche badante prima di trovare quella giusta.
Rimani focalizzato sulla scelta di essere aiutato, sapendo che anche se all’inizio può essere faticoso, alla lunga vi darà sollievo e vi aiuterà a vivere la malattia con un po’ più di serenità.
Se per noi di FamKare l’inserimento di qualunque badante deve essere considerato come l’inserimento di un bambino al nido, quindi con tanta gradualità, a maggior ragione vale quando in casa vi è una persona con questa patologia.
Siamo consapevoli che è difficile, infatti noi diciamo che fare il datore di lavoro è un lavoro!
Ecco perché abbiamo ideato la figura del Family Coach, un professionista in grado di accompagnare le famiglie anche in queste fasi così delicate come l’inserimento di una badante per persone con Parkinson.